Teatro

Quando il teatro fa bene alla salute

Quando il teatro fa bene alla salute

Il punto . “Sembra che molta gente creda che se una persona fa tutto ciò che è necessario per preservare la propria salute, allora nulla di grave può accadere; eppure accade”. Si apre cosi l’intervista pubblicata dal New York Times a Lisa Kron autrice di “Well” un’opera teatrale che, dopo aver girato in lungo e in largo l’America, ha conquistato New York.

La fiction funziona meglio della politica sanitaria. È la storia del rapporto tra una madre, malata, e una figlia la cui vita è stata condizionata da questa malattia. La madre soffre di una strana forma di letargia di cui nessun medico riesce a capire l’eziologia. Questo disturbo ha invalidato la vita della donna che, negli anni, ha lasciato scendere su di sé e sulla sua famiglia la cappa della rassegnazione e della condanna ad una vita diversa da quella degli altri.

Negli anni la donna si è convinta che il suo senso di spossatezza sia causato da alcune “allergie” che si è autodiagnosticata, come quelle al polline e alle graminacee, per cui non mette più piede fuori casa e costringe la figlia a spogliarsi in garage prima di rientrare in casa.

È la storia di un'ossessione per la malattia il pretesto intorno al quale la Kron ha intessuto un'esilarante e complesso rapporto madre-figlia, ma non solo. A fare da protagonista, però, è l’insana tensione alla perfezione. La donna non si pone mai il problema di guarire o curarsi, il suo cruccio è che la malattia la rende imperfetta. Non è la clausura forzata a cui si è sottoposta, non è il senso di malessere di cui ha deciso di essere vittima, non è l’isolamento che la donna non riesce a sopportare. L’unica cosa veramente intollerabile alla donna è la consapevolezza che il suo corpo non è perfetto. E la figlia sarebbe stata condannata alla stessa ossessionante vita se, un giorno, per caso non le fosse balenata un’idea rivoluzionaria rispetto alle mura domestiche e al micromondo in cui vive: la salute non è esclusivamente l’assenza di malattia.

Proprio questo il successo della pièce teatrale: il cambiamento di prospettiva e del concetto di salute. E forse anche l’esplicita affermazione che la salute può essere un’ossessione che finisce per invalidare la vita. Controcorrente in una società in cui la malattia viene rifiutata.

Eppure già nel 1948 l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarava che: “La salute non è semplicemente l’assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”.